Una giornata stupenda oggi al Teatro Verdi di Padova: gli spettacoli di danza in programma si sono dimostrati essere una interessante sorpresa, e hanno restituito al pubblico bellissime sensazioni, come sempre la danza “FATTA COL CUORE” sa regalare.
È stato piacevole ritrovarsi a riapprezzare l’impegno sulla ricerca nel campo dell’arte: personalmente ho potuto riscoprire la bellezza di cercare un modo semplice e concreto per trovare un equilibrio fra le diverse Vie, ognuna con la propria vera identità, resa pura ed esplicita ma non per questo incapace di trovare un punto d’incontro mantenendo la propria originaria essenza.
Il risultato… EVE, DANCE IS AN UNPLACEABLE PLACE, una performance di danza basata su tre film di realtà virtuale: coinvolgente, è riuscita a centrare il segno, senza bisogno di voli pindarici o troppo concettuali, coinvolgendo anche chi di danza non era del mestiere. Una gioia è stata ammirare il movimento di un uomo tra il pubblico precedentemente ignaro di potersi ritrovare al centro di una scena danzante, vivo nella realtà presente, agli occhi degli spettatori che lo stavano ad osservare e al contempo presente all’interno della propria realtà virtuale.
Coinvolto in prima persona, l’abbiamo visto personaggio principale di un racconto veneziano tra muse terrene e divinamente dipinte, assaporare acini d’uva che lo hanno trasportato in un viaggio sensoriale, dove chi guardava diveniva contemporaneamente il protagonista osservato di una storia che si raccontava simultaneamente in più spazi temporali.
Un evviva ai modi semplici e funzionali per riattivare i sensi, insomma… #compagnievoix è stato un grande successo.
È arrivato poi TABULA, dove ci si è ritrovati catapultati in un tempo e spazio sospesi, incantati a osservare il mutarsi di corpi danzanti meravigliosamente morbidi, mossi nello spazio quasi a fondersi con esso, a mescolarsi tra essi stessi fino a sembrare agli occhi materia calda, fluida e densa, dove non era più scontato o semplice riconoscere la provenienza della singola parte di ogni corpo.
Ipnotizzati da un moto perpetuo che dilatava il tempo, ci si ritrovava senza pensieri, scoprendosi, al buio finale, liberi da una pressante preoccupazione di ricevere un messaggio specifico o troppo invadente.
Per questo ringrazio la Compagnia Linga: forse troppo lunga ogni singola sezione, come in un film dai tempi e dalle azioni dilatate, ma non così seriamente da impedire l’ipnotico andirivieni di pesi che jumpettavano nel vuoto, nei piani stabili e inclinati di una scena che ne imitava il medesimo moto.
Bellissimo lasciarsi rapire da tutto questo: nonostante la semantica intrinseca all’intera creazione coreografica di Tabula abbia avuto un delicato acchito nell’interpretazione degli spettatori (per questo si è dimostrata essenziale la breve intervista a Marco Cantalupo tenuta da Elena Randi, subito dopo lo spettacolo), gli occhi hanno potuto vedere, e molto, e ciò che c’è di sensibile ha preso parte a questo moto; ha condiviso tempi e spazio.. Sono uscita distesa, e senza pensieri.
Grazie a questi artisti, grazie a #lasferadanza e a Gabriella Furlan Malvezzi per regalarci queste bellissime fortune.
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