Il Festival della Danza Lasciateci Sognare non si è smentito il 28 settembre al Premio Nazionale Sfera d’oro per la Danza: di sogni ne ha promessi molti e altrettanti ne ha realizzati.
La serata è stata un mirabile escursus nel raffinato lavoro artistico delle nostre brillanti stelle italiane, in Italia e nel mondo: artisti che con la loro bravura stanno segnando il nostro tempo, la nostra contemporanea cultura coreutica.
Alvaro Dule si è presentato come un corpo scolpito nello spazio, come a concretizzare le leggi sulla metaria di A. De Lavoisier. In questa meravigliosa coreografia di Wayne McGregor, esso si manifestava decostruendosi e ricostruendosi ad ogni respiro; ogni suo movimento si imponeva allo sguardo impedendo ogni batter di ciglia, unico modo per non perdere il continuo trasformarsi della sua forma: incantevole. Forse, l’unico elemento di disturbo era l’effetto scia luminosa di braccia in movimento ad una tale velocità da lasciare dietro di sé traccia della luce incontrata al loro passaggio; ma nonostante il lieve “disorder”, il tratto continuo di lampi flescianti su superficie nera è stato un vero crearsi di un’opera d’arte in tempo reale.
E poi, Valentine Colasante e Alessio Carbone nel famoso bacio aereo di Anjeline Prejlocaj. È stata una grande emozione rivivere le profonde suggestioni musicali mozartiane in una elaborazione coreografica che ne ha imprimesso colori delicati, quasi distesi e leggeri. Ciò ha permesso di associare un grande nome della storia della danza come Kylian, il genio di Petite Mort, ad un altro non di meno geniale artista: la genialità è sempre riconoscibile, ed è la stessa capace di imprimere nella mente l’immagine di due corpi danzanti che insieme, avvolti in un abbraccio, spiccano il volo al di sopra di ogni giudizio, di ogni volontario e decisivo pensiero.
E poi ancora: Vito Pansini accompagnato da Gabriel Arenas Ruiz, che ci hanno reso sempre più coscienti del immenso lavoro e studio che il grande danzatore dedica alla sua vita artistica. Di medesimi concetti se ne è parlato anche all’incontro dimostrazione “Omaggio a Cunningham”, condotto da Alfio Agostini nel pomeriggio alla sala del Ridotto del Teatro Verdi, con l’intervento di Cédric Andrieux: studio e tecnica alla base di tutto, la giusta chiave per esaltare al massimo lo splendore di un talento.
E di considerevoli talenti ne siamo stati testimoni con Rebecca Storani e Cristiano Principato nel “Passo a due Carnaval de Venise”, con Virna Toppi e Nicola del Freo con il “Pas d’Esclave” dal Corsaro di Petipa: tecnica, eleganza, forza, precisione, una carezza rinvigorente per lo spirito del coreouta che ama vedere sul palcoscenico la storia tecnica della danza. E poi ancora Valentino Zucchetti nell’estroso “Vestris”, Simone Tribuna e Victoria Ananyan nel “Passo a due del balcone” da Romeo e Giulietta: grazie e potenza, grandissima espressività.
Nicola Galli con il suo matrixiano “Deserto Digitale”, Mattia Russo e Antonio De Rosa nel loro più che studiato “Jeux Nijinskj”, Valeria Galluccio nell’inspiegabile ritratto di donna in “Solo Femme En Silence” di Marie Chouinard, Luciano Ariel Lanza ed Erica Meucci in un loro estratto da “Riflessi Lucidi” . Tutti hanno danno voce ad una frangia di contemporanei artisti, frementi nella volontà di esprimere la propria personale visione di ciò che ora può chiamarsi Danza, un misto tra estemporanea improvvisazione, ricerca ostentata di novità, di innovazione che molto rischia nell’omologarsi in un genere a metà tra performance, teatro e danza. E poi che dire: arrivano Martina Forioso e Saul Daniele Ardillo in “Passacaglia” e Sasha Riva e Silvia Azzoni in “End of Eternity” a ristabilire l’ordine e a riportarci con lo sguardo incantato sul movimento del corpo, su questa meravigliosa arte che si chiama Danza.
Una magnifica serata questa del Premio Nazionale Sfera d’oro per la Danza: tra la personalmente straordinaria danza museale e fin troppo ossannata danza innovativa, abbiamo comunque la conferma, o meglio l’evidenza, che la danza italiana è davvero un nostro fiore all’occhiello nella scena artistica internazionale. Un orgoglio da promuovere, tutelare e divulgare, un grande tesoro di cui sentirsi sempre e comunque onorati è infinitamente orgogliosi.
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